Cascio, Campagna, Pennacchi e gli altri
8-3-2024
Eventi & Cultura
Cascio, Campagna, Pennacchi e gli altri
La novità secondo me non è tanto che ci siano finalmente degli scrittori di Latina ma che a Latina ci sia un pubblico, e anche numeroso, che li legga. Gli autori citati, e Anonima Scrittori, devovo però molto alla generazione che li ha preceduti
Ho letto con interesse larticolo di Diana A. Harja intitolato Non solo Pennacchi e vorrei proporre alcune semplici considerazioni in merito. È vero: per quanto possa ancora sembrare strano, a Latina cè fermento letterario.
Cè un sacco di gente che scrive. Di più: siamo allo stadio successivo: quello associativo, collettivistico (si vedano, per fare un esempio, le attività del gruppo dellAnonima Scrittori spesso citate da ParvapoliS.it). Dicevo: cè un sacco di gente che scrive, ma anche un sacco di gente che pubblica. Il motivo è presto spiegato: vuoi per lavvento della stampa digitale – coi suoi bassi costi – vuoi per la diffusione dei sistemi di videoscrittura e grafica (scrivere con la vecchia Olivetti era ben più faticoso), vuoi perché alcuni accettano il compromesso di pagare per pubblicare, oggi trovare un editore è molto più facile di prima.
E per gli stessi motivi è anche più facile aprire una casa editrice tout court. Lintero mondo della comunicazione di Latina vive una sorta di Rinascimento: abbiamo fin troppi quotidiani, periodici di ogni genere – molti dei quali gratuiti – siti web a volte pimpanti a volte meno e un esercito di giovani in marcia verso quel quarto dora di celebrità che oggi, grazie a queste imperdibili possibilità, non si può negare a nessuno.
Tutti a caccia dei venticinque lettori di manzoniana memoria, verrebbe da dire. Ma così non è. Perché il bello è che udite, udite la vera novità sta nel fatto che pare proprio che a Latina ci sia finalmente un pubblico. Basta partecipare a un Premio letterario con relativa premiazione per averne la conferma. Oppure scrivere un articolo di respiro culturale e scoprire che un sacco di gente se lo va a leggere.
Latina nostra, sempre allindice per problematiche di natura politico-economiche, mostra finalmente il suo vero volto: quello di una città giovane e dunque inevitabilmente vivace, curiosa, pure un po incazzata, dove la gente non si contenta più di mangiare-lavorare-dormire-riprodursi, ma vuole di più: perché ha capito che è venuto il momento di fare uno scatto, aprirsi allesterno, dialogare senza inciampare in complessi di inferiorità provincialistici, forse perché oggi ci sono persone/esempio che ce lhanno fatta in ogni settore e possono dire di essersi affermate in ambito nazionale, raccogliendo i giusti frutti del proprio lavoro. E stanno lì: con la loro stessa esistenza, a dire che ce la possiamo fare anche noi.
È in questo momento certo felice e significativo che viene spontaneo ricordare quanti non ci sono più, quelli che hanno fatto la storia del giornalismo culturale e della letteratura locale. Lhanno fatta quando lavorare significava spaccarsi la schiena su una macchina da scrivere, senza il computer, senza linesauribile banca-dati di internet, senza la comodità di spedire unemail o un fax, senza laria condizionata destate e tante altre piccole cose che gli operatori del settore conoscono. Vorrei ad esempio citare Ferrarese, DErme (e starò certo dimenticando molti).
Se oggi a Latina cè una coscienza dellutilità sociale del fare letteratura, se vediamo aprire nuove librerie e nascere progetti di vario genere il merito è anche loro, che hanno dovuto lavorare in tempi molto più duri dei nostri.
Noi siamo una generazione in fondo fortunata: cerchiamo di non dimenticarlo mai.