Eventi & Cultura

Gli stemmi ornano la fontana di Monte Pio

Le copie sono state donate dagli Sbandieratori «Leone Rampante»

11/04/2011

La fontana monumentale di Monte Pio, a Cori Monte, ha di nuovo i suoi quattro stemmi cittadini recanti il leone rampante, con cuore in rilievo, iscritto in uno scudo cuoriforme, un’effige che affonda le sue radici nel Medioevo.
Ieri pomeriggio le copie in ghisa che affrescavano il fontanile da più di un secolo, sono state ricollocate nel loro luogo naturale, dopo che tre degli originali erano stati asportati da ignoti lo scorso 6 dicembre 2010.
L’unico stemma autentico lasciato dai trafugatori ed utilizzato come calco verrà ora custodito nel Museo della Città e del Territorio di Cori.
Fatta costruire dal Sindaco Giovanni Maggi nel 1886-87, quando arrivò nel paese “l’acqua dalla fota”, la fonte di Monte Pio custodisce per tutti i coresi, ieri presenti in massa, un grande valore storico, legato all’arrivo dell’acqua corrente nel territorio comunale, ed affettivo per un blasone che sintetizza la forza e la generosità dei corani.
La cerimonia, inserita nel programma della XIII Settimana della Cultura, è stata possibile grazie al Gruppo Folkloristico Internazionale degli Sbandieratori “Leone Rampante” di Cori, il quale si è fatto carico della spesa dei duplicati donati alla comunità e che con più di 40 figuranti ha animato l’evento con saggi dell’ “arte del maneggiar l’insegna”. Il nome di questo gruppo, infatti, deriva dal quel simbolo che i fondatori hanno eletto anche come emblema, un binomio portato in giro per il mondo dal 1970.
Proprio per questo hanno voluto fare qualcosa di utile e concreto per far sì che quei Leoni tornassero al loro posto, riscattando l’orgoglio della cittadinanza, ferito da un vile atto di vandalismo, e reagendo con i fatti agli sfregi partoriti dall’inciviltà.
«Un gesto nobile e spontaneo, carico di significati affettivi e valoriali, che deve essere da esempio per tutti e sprone per l’intera cittadinanza a rispettare e vigilare coscientemente sul nostro patrimonio».

Sara Fedeli

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