Eventi & Cultura
A Cori il Gramsci segreto visto dal nipote
Dalle tre donne Schucht a come fece colpo su Lenin in un libro
08/03/2011
Una delle ragioni di forte interesse del libro I miei nonni nella rivoluzione: gli Schucht e Gramsci è di far conoscere ciò che non si conosceva se non in maniera occasionale, frammentata, ma soprattutto attraverso fonti memorialistiche e indirette.
Il filo conduttore della narrazione di questopera corre dal ritratto del capostipite Apollon, aristocratico convertito al bolscevismo, diventato poi amico personale di Lenin, alle donne di Gramsci, le tre sorelle Schucht, Julka sua moglie, che gli diede Delio e Giuliano, Eugenia e Tatiana.
Apollon andò in esilio, dove conobbe Lenin, per attività sovversiva; era uno dei fondatori del movimento che si occupava della propaganda marxista tra i militari, un lavoro per lui molto importante perchè se cominciava la rivoluzione, i militari avrebbero appoggiato le masse.
Gramsci conobbe Eugenia in sanatorio e lo fece conoscere alla sorella Julia che divenne poi sua moglie; Tatiana era il tramite tra la famiglia e Antonio e Gramsci la scelse come corrispondente più attendibile per comunicare anche con il Partito.
Tatiana era, infatti, la sorella più matura intellettualmente e proprio lei risolse un giallo oggetto di tante speculazioni: il desiderio di Gramsci di ritirarsi in Sardegna non era dettato dalla delusione per il Partito, ma dal fatto che Gramsci pensava che dalla Sardegna fosse più facile fuggire verso la Russia.
Julia era una donna paradossale: da una parte aveva un carattere molto forte, dall'altra era una donna molto ingenua e poi la malattia le cambiò totalmente la personalità.
Ma è proprio perchè gli Schucht hanno lasciato una forte impronta sulla vita di Antonio Gramsci, sia sul piano personale che sulla sua formazione politica, che sono emersi degli aspetti finora rimasti segreti.
Non è escluso che l'incontro di Antonio Gramsci con Lenin, avvenuto nell'autunno del 1922, l'anno della marcia su Roma, episodio tra l'altro sconosciuto ai biografi italiani, ma ben noto a quelli sovietici e russi, sia stato reso possibile grazie anche alla mediazione della famiglia Schucht, la quale era in stretti rapporti con la famiglia Ul'janov.
Un episodio che non è stato poco rilevante, dato che proprio quell'incontro determinò la decisione di Lenin di promuovere Antonio Gramsci come leader dei comunisti italiani, preferendolo a Bordiga, che con la sua mentalità rigida e settaria, sembra abbia suscitato nel capo del proletariato mondiale una certa delusione.
Dopo quell'incontro Gramsci fu mandato a Vienna a proposito, ma aveva una grande stima per Bordiga, e non fece mai menzione di questo fatto, per questo i biografi italiani non lo sapevano.
Cè un altro episodio che però è riemerso: le cure costosissime che Gramsci ricevette in varie cliniche negli ultimi quattro anni della sua vita, venivano pagate non dal Ministero degli Interni dello Stato fascista, come asseriscono alcuni pubblicisti italiani attuali, ma dalle autorità sovietiche.
Questo perché, ufficialmente, forse per non suscitare i sospetti del governo italiano, i soldi venivano mandati dalla moglie del detenuto, cioè da Giulia Schucht.