Eventi & Cultura
C'era una volta un ponte
Boom per il libro di Gino Ricci: più di 200 copie vendute in una sola settimana
04/05/2010
Presentato al pubblico una settimana fa, il nuovo libro di Gino Ricci, Cera una volta un ponte - Cori dalle fotografie darchivio dagli anni 80 dellottocento agli anni 80 del novecento, patrocinato dal Comune di Cori, ha già venduto più di 200 copie, con grande sorpresa dello stesso autore.
Cera, integro fino a 40 anni fa, un ponte allentrata di Cori Valle, nellattuale Piazza della Croce: aveva i parapetti in pietra ed ununica agile campata sul fosso della Parata; alla sua destra, fronte al paese, una torre di epoca romana, snella, solida e slanciata sullorrido.
Quel ponte era il confine tra linterno e lesterno, tra città e campagna, tra la città vecchia e le zone di nuova espansione a valle e attraversare quel ponte significava una cosa precisa: entrare o uscire dalla città, con tutte le valenze, simboliche e reali, che le due azioni implicano; un vero e proprio rito di passaggio, che tale questa transizione, pur nella sua quasi banale quotidianità, configurava. Non cera, invece, una porta allentrata di Cori, nella zona detta di Porta Romana, almeno non a memoria duomo: se anticamente cè stata se nè persa ogni traccia, a parte una stampa del 1819 di J. I. Middleton nella quale, in una panoramica vista dal Convento di S. Francesco, si vede, in corrispondenza del luogo dove annualmente, in occasione del Carosello Storico, si ricostruisce la Porta, un arco e presumibilmente la porta che ogni anno si ricostruisce, e il luogo della sua ubicazione, sono stati ripresi proprio da quella stampa.
Lopera si sviluppa lungo un percorso toponomastico ricostruito attraverso fotografie darchivio scattate con la tecnica negativo/positivo, scatti appartenenti anche ad autori sconosciuti, il c.d. Fotografo Ignoto, al quale, secondo lautore, «dovrebbe essere eretto un monumento, perché la sua opera anonima permette di entrare nel passato delle nostre città».
Lordine delle immagini si snoda seguendo gli assi viari di comunicazione tra le due parti del paese, mettendo in evidenza, e adeguatamente commentato, tutto ciò che cera ed ora non più e ciò che ha subito modificazioni nel tempo. «Con questopera lautore, riscoprendo e valorizzando la funzione della fotografia come strumento di analisi della città e del territorio, veicolo di comunicazione e come espressione nel campo della cultura e dellarte, va a ridisegnare un paesaggio perduto, non solo nella memoria, ma soprattutto nellattenzione, e ce lo restituisce», ha commentato il Sindaco Conti, aggiungendo che è «intenzione di questa Amministrazione fare in modo che questo straordinario materiale venga conservato e possa essere messo a disposizione per uno studio approfondito della storia locale».
Quel ponte era il confine tra linterno e lesterno, tra città e campagna, tra la città vecchia e le zone di nuova espansione a valle e attraversare quel ponte significava una cosa precisa: entrare o uscire dalla città, con tutte le valenze, simboliche e reali, che le due azioni implicano; un vero e proprio rito di passaggio, che tale questa transizione, pur nella sua quasi banale quotidianità, configurava. Non cera, invece, una porta allentrata di Cori, nella zona detta di Porta Romana, almeno non a memoria duomo: se anticamente cè stata se nè persa ogni traccia, a parte una stampa del 1819 di J. I. Middleton nella quale, in una panoramica vista dal Convento di S. Francesco, si vede, in corrispondenza del luogo dove annualmente, in occasione del Carosello Storico, si ricostruisce la Porta, un arco e presumibilmente la porta che ogni anno si ricostruisce, e il luogo della sua ubicazione, sono stati ripresi proprio da quella stampa.
Lopera si sviluppa lungo un percorso toponomastico ricostruito attraverso fotografie darchivio scattate con la tecnica negativo/positivo, scatti appartenenti anche ad autori sconosciuti, il c.d. Fotografo Ignoto, al quale, secondo lautore, «dovrebbe essere eretto un monumento, perché la sua opera anonima permette di entrare nel passato delle nostre città».
Lordine delle immagini si snoda seguendo gli assi viari di comunicazione tra le due parti del paese, mettendo in evidenza, e adeguatamente commentato, tutto ciò che cera ed ora non più e ciò che ha subito modificazioni nel tempo. «Con questopera lautore, riscoprendo e valorizzando la funzione della fotografia come strumento di analisi della città e del territorio, veicolo di comunicazione e come espressione nel campo della cultura e dellarte, va a ridisegnare un paesaggio perduto, non solo nella memoria, ma soprattutto nellattenzione, e ce lo restituisce», ha commentato il Sindaco Conti, aggiungendo che è «intenzione di questa Amministrazione fare in modo che questo straordinario materiale venga conservato e possa essere messo a disposizione per uno studio approfondito della storia locale».