Eventi & Cultura

Uccidi gli Italiani, la battaglia dimenticata

Dal Libro di Andrea Augello, un evento culturare di prim'ordine

12/10/2009

È nell’Aula del Consiglio comunale, il luogo per eccellenza della rappresentanza istituzionale della Città di Terracina che si è svolta la presentazione del libro del senatore Andrea Augello “Uccidi gli Italiani, Gela 1934, la battaglia dimenticata”. Un racconto di guerra non registrato adeguatamente dalle cronache dell’epoca e trasformato da Augello in un libro che narra, dopo decine di anni d’oblio, una delle più cruente battaglie che hanno accompagnato lo sbarco delle forze statunitensi sulle coste della Sicilia Orientale. La presentazione del libro del senatore Augello è stato un incontro culturale di prim’ordine fortemente voluto dal sindaco Stefano Nardi, il quale è riuscito a far convergere sull’iniziativa tanto pubblico interessato: dagli studenti ai cittadini, da una folta rappresentanza di amministratori locali e provinciali, ad ospiti importanti tra i quali Roberta Angelillo, deputata al Parlamento Europeo. "Uccidi gli italiani" era la parola d'ordine dei paracadutisti britannici durante l'operazione Husky – affermava il sindaco Nardi nel suo apprezzato intervento - che diede inizio, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, all'assalto alla Fortezza Europa con lo sbarco siciliano, prova generale per quello in Normandia. La storia del dopoguerra ci ha consegnato una vicenda distorta riguardo alla battaglia di Gela nel 1943 e allo sbarco delle truppe comandate dal generale Patton. Ci ha descritto un’occupazione quasi pacifica della Sicilia, una marcia trionfale dei liberatori acclamati dalla popolazione. Ma i fatti rilevati dal racconto dei protagonisti – continuava Nardi - parlano di una storia diversa e le pagine del libro di Augello ce li ha riproposti con perfetta scansione oraria. La battaglia di Gela fu poi oltremodo sanguinosa per l'accanita e determinata resistenza dei reparti italiani impegnati contro le forze da sbarco statunitensi, le incertezze e gli errori dei tedeschi, la violenza, spesso cieca e brutale di quest’ultimi. Un libro –terminava il sindaco Nardi - che dal racconto dei superstiti di quei giorni ha contribuito a riscrivere una parte della storia, che in ogni caso si avviò da quella lontana estate del 1943 verso la irreversibile crisi del fascismo, ponendo le basi per l'armistizio dell'8 settembre”. “ Vorrei sapere quanti di voi conoscono la storia della battaglia di Gela” - esordiva Augello rivolgendosi agli intervenuti. Sono stati tre giorni campali quelli che vanno dall’11 al 14 luglio del 1943, dove la Sicilia e i siciliani resistettero all’invasione con vigore ed eroismo tali da rendere disastroso lo sbarco agli americani. A Gela si consumò – continuava Augello - il primo tentativo da parte degli anglo - americani di liberare l’Italia e l’Europa dal giogo del nazionalsocialismo tedesco. Nell’invasione misero in campo più di 180mila uomini, 1.800 mezzi da sbarco, 600 carri armati, 1.000 cannoni e con 4mila aerei si assicurano il dominio del cielo. Il nostro sistema militare si contrappose con 180mila uomini, armi vecchie e insufficienti, molta truppa locale male addestrata, due cannoni ogni chilometro e un comandante, il 66enne generale Alfredo Guzzoni. La sproporzione delle forze era evidente: gli alleati avevano la tecnologia, i tedeschi i Panzer, gli italiani le braccia. La divisione “Assietta” si sfalda subito ma sulle spiagge e nella piana di Gela la “Livorno” fa miracoli contro la potenza di fuoco nemica lasciando però sul terreno oltre 3500 caduti. E poi nella vicenda che racconto entrano direttamente in campo tanti piccoli atti di eroismo di gente comune, civili, militari, ragazzi e donne che nella maggioranza dei casi perse la vita. «Uccidi gli italiani - concludeva Augello - ha in ogni modo un obiettivo di fondo: quello di dimostrare che la Sicilia del 1943 non fu l’isola della fuga e del disonore”. La parola o meglio la lettura del libro la lasciamo a chi vuole approfondire uno spaccato di storia italiana mai raccontata a sufficienza e con dovizia di particolari.

Claudio Ruggiero

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