Economia
Terracina, assetto portuale nuovamente in discussione
«Mai fu preso in considerazione l'ipotesi di un porto nella spiaggia di levante»
14/09/2009
Il Consiglio Comunale per cinquanta anni ha discusso sullassetto portuale di Terracina sempre preservando le caratteristiche della zona di levante. Queste ora sono messe in discussione da una società privata che, attraverso una istanza di concessione di unarea del demanio marittimo (la spiaggia di levante) e di mare territoriale (quello antistante detta spiaggia), vorrebbe letteralmente devastare il paesaggio, lambiente, il territorio e la storia della città.
Dopo larticolo del 14 agosto scorso (Una visione complessiva della tortuosità e della portualità del litorale pontino consentirebbe di realizzare un sistema integrato mare-terra per uno sviluppo della nautica rispettoso dellambiente, del paesaggio e della storia), incentrato sul polo nautico Badino/Portatore, torno sulla questione portuale di Terracina, con particolare riferimento alla istanza presentata alla Regione Lazio ai sensi del DPR 2 dicembre 1997, n. 509, con la quale la Marina Investimenti Circolo Nautico srl chiede una concessione novantennale della spiaggia di levante e dello specchio dacqua antistante per la realizzazione della cosiddetta marina di Terracina. Prima di motivare il parere contrario a detta proposta che, strumentalmente, fa riferimento al porto, mi sembra utile ricordare alcuni episodi di una approfondita discussione avvenuta nella città ed in Consiglio Comunale nei decenni trascorsi, a partire dagli anni sessanta, relativa allassetto portuale della zona di levante, con particolare riferimenti alla spiaggia di levante (la spiaggetta). La darsena in sinistra alla foce del canale di navigazione (la darsenetta) era stata prevista dal piano regolatore portuale voluto dal Commissario Straordinario (avv. Gaetano Napoletano) che governò il Comune di Terracina dall8 agosto 1958 al 6 novembre 1960 (data delle elezioni del nuovo Consiglio Comunale che si insediò il 15 dicembre successivo). Detto piano regolatore portuale era stato elaborato dal Genio Civile Opere Marittime/GCOM (organismo operativo del Ministero Lavori Pubblici, allora competente per le opere marittime) ed era stato approvato, con voto n. 1466, il 27 luglio 1960 dal Consiglio Superiore Lavori Pubblici. Il progetto esecutivo della darsenetta fu redatto dal GCOM che lo trasmise al Comune di Terracina nellottobre 1962 per le determinazioni di competenza. Difficoltà di ordine finanziario (la darsena sarebbe stata realizzata con risorse finanziarie del Comune) non consentirono al Comune di determinarsi prima del 18 febbraio 1964 (deliberazione del Consiglio Comunale n. 357).
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, esaminato il progetto della darsenetta, formulò il voto 14 settembre 1966, n. 893, con il quale, approvato in linea tecnica detto progetto, prescrisse il prolungamento di 150 metri del molo gregoriano, in assenza del quale non si sarebbe potuto procedere alla realizzazione della darsenetta. Solo nel 1969 il prolungamento del molo gregoriano fu inserito nel programma statale delle opere straordinarie. Ne fu finanziato solo uno stralcio per un importo pari a 100 milioni di lire che consentì il prolungamento di soli 88 metri, realizzato dal Ministero Lavori Pubblici nel 1970. Conseguentemente, a seguito di licitazione privata esperita dal Comune di Terracina l8 giugno 1971, iniziarono i lavori per la realizzazione della darsenetta.
Il Consiglio Comunale aveva, nel frattempo, adottato il progetto di Piano Regolatore Generale/PRG (19 gennaio 1971) nel quale era stato recepito il piano regolatore portuale e, quindi, il progetto della darsenetta. Tuttavia, con nota 19 ottobre 1971, n. 36769/IV, il Sindaco (dr. Renato Maragoni) inoltrò richiesta al GCOM di elaborare una variante al piano regolatore portuale al fine di inserirvi una nuova darsena di maggiori dimensioni. Il GCOM, il 23 febbraio 1972, trasmise al Comune, per le determinazioni di competenza, la variante al piano regolatore portuale (quello approvato dal Consiglio Superiore Lavori Pubblici nel 1960). Si aprì una serrata discussione circa alcuni aspetti procedurali e finanziari della iniziativa del Sindaco e di merito della proposta GCOM. Sostennero gli oppositori della iniziativa che ladozione del PRG ed il relativo voto favorevole, n. 1945, espresso il 15 dicembre 1971, del Consiglio Superiore Lavori Pubblici avrebbero comportato, nella eventualità si fosse voluto insistere sulla nuova proposta GCOM, una variante di PRG. Quindi, sarebbero stati sospesi, per molti anni, fino al completamento delle procedure relative al nuovo (per lassetto della città nella parte di levante) PRG, allapprovazione del nuovo piano regolatore portuale ed allapprovazione del progetto del nuovo porto, i lavori, già avviati, della darsenetta. Peraltro, tenuto conto che la realizzazione del nuovo porto sarebbe stata a carico del Comune, la spesa sarebbe stata di dimensioni non sopportabili per le finanze comunali. Per quanto riguarda gli aspetti di merito della proposta GCOM, essa fu ritenuta non adeguata per i servizi a terra dato il limitato spazio disponibile e non compatibile con le caratteristiche naturali, paesaggistiche e storiche che caratterizzano quella parte della città. Saggezza amministrativa volle che si sospendesse ogni procedura e determinazione sul nuovo piano regolatore portuale del GCOM e, conseguentemente, furono ripresi i lavori della darsenetta. Lapprovazione del PRG del territorio comunale da parte della Giunta Regionale (deliberazione 28 novembre 1972, n. 873) consentì la elaborazione del Piano Particolareggiato relativo al centro storico in declivio e in pianura, compresa larea archeologica portuale. Detto Piano, per quanto riguarda la vexata quaestio dellassetto portuale nella zona di levante, previde darsene interne allantico, interrito, bacino traianeo. Il Consiglio Comunale, con voto unanime, adottò il Piano Particolareggiato con deliberazione 22 luglio 1977, n. 131.
La Giunta Regionale approvò, con prescrizioni, il Piano Particolareggiato relativo anche allarea archeologica portuale, con deliberazione 28 aprile 1980, n. 2163. Per i conseguenti adeguamenti al Piano, il Consiglio Comunale affidò (deliberazione 13 ottobre 1981, n. 63) apposito incarico. Tuttavia, il Consiglio non giunse a determinazione alcuna circa la specifica soluzione da adottare per le darsene interne allantico bacino traianeo. Successivamente, per un maggiore approfondimento delle diverse ipotesi portuali nella zona di levante, il Consiglio Comunale, con deliberazione 19 luglio 1984, n. 522, affidò uno studio delle zone portuali e delle linee dacqua, delle relative aree per attrezzature a terra e delle interconnessioni di carattere urbanistico. In detto studio (discusso dal Consiglio Comunale tra il maggio ed il luglio 1986), tra laltro, vennero prospettate tre ipotesi per il porto di levante (una interna al bacino traianeo), nessuna della quali riferita alla spiaggia di levante.
Mentre a Terracina, nonostante il Piano Particolareggiato relativo anche allarea archeologica portuale, continuava la discussione sul porto di levante, la Regione Lazio, con deliberazioni del dicembre 1989, del febbraio 1990 e dellottobre 1991, affidò alla società olandese Delft Hydraulics lo studio complessivo dellarco costiero fra Capo Circeo e Terracina, compreso il riassetto dei porti di Terracina (levante e Badino). Dette deliberazioni regionali erano state adottate a seguito della deliberazione 20 gennaio 1988, n. 556 (Proposta di un piano di coordinamento dei porti del Lazio), con la quale il Consiglio Regionale aveva accantonato il Piano preliminare di coordinamento dei porti elaborato dal Dipartimento di idraulica, trasporti e strade della facoltà di ingegneria dellUniversità La Sapienza di Roma, consegnato alla Regione il 20 febbraio 1985. Nel febbraio 1994, la Regione trasmise al Comune gli elaborati della Delft Hydraulics concernenti il riassetto dei porti di Terracina. Per quello di levante, la soluzione indicata era interna allantico bacino traianeo. Il Comune non adottò determinazione alcuna.
Il nuovo piano di coordinamento dei porti della Regione redatto dal Dipartimento di idraulica trasporti e strade dellUniversità degli studi La Sapienza di Roma, approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione 22 dicembre 1998, n. 491, non ha previsto soluzione alcuna per lassetto della zona portuale di levante.
Per una nuova ipotesi progettuale relativa alla portualità nel territorio di Terracina, si deve giungere allo studio concernente il sistema di infrastrutture portuali da diporto, effettuato da Modimar srl e Seacon srl (deliberazione del Consiglio Comunale 27 ottobre 2003, n. 114). La ipotesi contemplata in detto studio per il porto di levante prevede la realizzazione di un possente nuovo molo foraneo di sovraflutto, radicato in corrispondenza del piazzale dellalbergo LApprodo. Lattuale molo foraneo gregoriano diverrebbe molo di sottoflutto. Il bacino compreso fra detti due moli costituirebbe il nuovo porto turistico di levante. Già sono state espresse valutazioni negative circa la proposta sopra accennata (si vedano le osservazioni presentate nel dicembre 2003 dalle Associazioni Adriano Olivetti e Città sostenibile). In questa sede importa rilevare che il Consiglio Comunale non ha neanche preso in considerazione la ipotesi di un porto nella spiaggia di levante.
Ho cercato di ripercorrere, sulla base della mia memoria e di alcune carte che conservo, il lungo tragitto della discussione portuale per evidenziare che, salvo nel 1971/1972, per iniziativa del Sindaco, mai è stata presa in esame la ipotesi di violentare la zona di levante della città, come, viceversa è avvenuto con la radicale e devastante trasformazione prospettata dalla Marina Investimenti Circolo Nautico srl, con la istanza di concessione novantennale del demanio marittimo e di mare territoriale, presentata alla Regione, in base al DPR 2 dicembre 1997, n. 509. Ho già esposto il mio pensiero (parte iniziale dellarticolo del 14 agosto scorso) circa la irruzione che detto DPR consente a soggetti privati nelle laboriose vicende di assetto territoriale ed urbanistico di competenza del Consiglio Comunale. Ritengo che al Consiglio non possano essere sottratte competenze territoriali ed urbanistiche che trovano riferimento nelle leggi della Repubblica, soprattutto dopo la modificazione del Titolo V della Costituzione (legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3). Un argomento rilevante come la questione portuale, che investe aspetti territoriali ed urbanistici ed incide sulla forma della città, trasformandone le caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali, non può essere sottratto alle libere determinazioni del Consiglio Comunale. Perciò credo che, in primo luogo, il Comune di Terracina dovrebbe respingere la istanza presentata, ad evitare che, tra laltro, la spiaggia di levante sia destinata ad area fabbricabile per torri, residenze ed altri immobili. Prima che una questione di merito, trattasi della difesa di basilari principi della democrazia e di rispetto delle competenze dei soggetti istituzionali territoriali che costituiscono la nostra Repubblica (articolo 114 della Costituzione).
Dopo larticolo del 14 agosto scorso (Una visione complessiva della tortuosità e della portualità del litorale pontino consentirebbe di realizzare un sistema integrato mare-terra per uno sviluppo della nautica rispettoso dellambiente, del paesaggio e della storia), incentrato sul polo nautico Badino/Portatore, torno sulla questione portuale di Terracina, con particolare riferimento alla istanza presentata alla Regione Lazio ai sensi del DPR 2 dicembre 1997, n. 509, con la quale la Marina Investimenti Circolo Nautico srl chiede una concessione novantennale della spiaggia di levante e dello specchio dacqua antistante per la realizzazione della cosiddetta marina di Terracina. Prima di motivare il parere contrario a detta proposta che, strumentalmente, fa riferimento al porto, mi sembra utile ricordare alcuni episodi di una approfondita discussione avvenuta nella città ed in Consiglio Comunale nei decenni trascorsi, a partire dagli anni sessanta, relativa allassetto portuale della zona di levante, con particolare riferimenti alla spiaggia di levante (la spiaggetta). La darsena in sinistra alla foce del canale di navigazione (la darsenetta) era stata prevista dal piano regolatore portuale voluto dal Commissario Straordinario (avv. Gaetano Napoletano) che governò il Comune di Terracina dall8 agosto 1958 al 6 novembre 1960 (data delle elezioni del nuovo Consiglio Comunale che si insediò il 15 dicembre successivo). Detto piano regolatore portuale era stato elaborato dal Genio Civile Opere Marittime/GCOM (organismo operativo del Ministero Lavori Pubblici, allora competente per le opere marittime) ed era stato approvato, con voto n. 1466, il 27 luglio 1960 dal Consiglio Superiore Lavori Pubblici. Il progetto esecutivo della darsenetta fu redatto dal GCOM che lo trasmise al Comune di Terracina nellottobre 1962 per le determinazioni di competenza. Difficoltà di ordine finanziario (la darsena sarebbe stata realizzata con risorse finanziarie del Comune) non consentirono al Comune di determinarsi prima del 18 febbraio 1964 (deliberazione del Consiglio Comunale n. 357).
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, esaminato il progetto della darsenetta, formulò il voto 14 settembre 1966, n. 893, con il quale, approvato in linea tecnica detto progetto, prescrisse il prolungamento di 150 metri del molo gregoriano, in assenza del quale non si sarebbe potuto procedere alla realizzazione della darsenetta. Solo nel 1969 il prolungamento del molo gregoriano fu inserito nel programma statale delle opere straordinarie. Ne fu finanziato solo uno stralcio per un importo pari a 100 milioni di lire che consentì il prolungamento di soli 88 metri, realizzato dal Ministero Lavori Pubblici nel 1970. Conseguentemente, a seguito di licitazione privata esperita dal Comune di Terracina l8 giugno 1971, iniziarono i lavori per la realizzazione della darsenetta.
Il Consiglio Comunale aveva, nel frattempo, adottato il progetto di Piano Regolatore Generale/PRG (19 gennaio 1971) nel quale era stato recepito il piano regolatore portuale e, quindi, il progetto della darsenetta. Tuttavia, con nota 19 ottobre 1971, n. 36769/IV, il Sindaco (dr. Renato Maragoni) inoltrò richiesta al GCOM di elaborare una variante al piano regolatore portuale al fine di inserirvi una nuova darsena di maggiori dimensioni. Il GCOM, il 23 febbraio 1972, trasmise al Comune, per le determinazioni di competenza, la variante al piano regolatore portuale (quello approvato dal Consiglio Superiore Lavori Pubblici nel 1960). Si aprì una serrata discussione circa alcuni aspetti procedurali e finanziari della iniziativa del Sindaco e di merito della proposta GCOM. Sostennero gli oppositori della iniziativa che ladozione del PRG ed il relativo voto favorevole, n. 1945, espresso il 15 dicembre 1971, del Consiglio Superiore Lavori Pubblici avrebbero comportato, nella eventualità si fosse voluto insistere sulla nuova proposta GCOM, una variante di PRG. Quindi, sarebbero stati sospesi, per molti anni, fino al completamento delle procedure relative al nuovo (per lassetto della città nella parte di levante) PRG, allapprovazione del nuovo piano regolatore portuale ed allapprovazione del progetto del nuovo porto, i lavori, già avviati, della darsenetta. Peraltro, tenuto conto che la realizzazione del nuovo porto sarebbe stata a carico del Comune, la spesa sarebbe stata di dimensioni non sopportabili per le finanze comunali. Per quanto riguarda gli aspetti di merito della proposta GCOM, essa fu ritenuta non adeguata per i servizi a terra dato il limitato spazio disponibile e non compatibile con le caratteristiche naturali, paesaggistiche e storiche che caratterizzano quella parte della città. Saggezza amministrativa volle che si sospendesse ogni procedura e determinazione sul nuovo piano regolatore portuale del GCOM e, conseguentemente, furono ripresi i lavori della darsenetta. Lapprovazione del PRG del territorio comunale da parte della Giunta Regionale (deliberazione 28 novembre 1972, n. 873) consentì la elaborazione del Piano Particolareggiato relativo al centro storico in declivio e in pianura, compresa larea archeologica portuale. Detto Piano, per quanto riguarda la vexata quaestio dellassetto portuale nella zona di levante, previde darsene interne allantico, interrito, bacino traianeo. Il Consiglio Comunale, con voto unanime, adottò il Piano Particolareggiato con deliberazione 22 luglio 1977, n. 131.
La Giunta Regionale approvò, con prescrizioni, il Piano Particolareggiato relativo anche allarea archeologica portuale, con deliberazione 28 aprile 1980, n. 2163. Per i conseguenti adeguamenti al Piano, il Consiglio Comunale affidò (deliberazione 13 ottobre 1981, n. 63) apposito incarico. Tuttavia, il Consiglio non giunse a determinazione alcuna circa la specifica soluzione da adottare per le darsene interne allantico bacino traianeo. Successivamente, per un maggiore approfondimento delle diverse ipotesi portuali nella zona di levante, il Consiglio Comunale, con deliberazione 19 luglio 1984, n. 522, affidò uno studio delle zone portuali e delle linee dacqua, delle relative aree per attrezzature a terra e delle interconnessioni di carattere urbanistico. In detto studio (discusso dal Consiglio Comunale tra il maggio ed il luglio 1986), tra laltro, vennero prospettate tre ipotesi per il porto di levante (una interna al bacino traianeo), nessuna della quali riferita alla spiaggia di levante.
Mentre a Terracina, nonostante il Piano Particolareggiato relativo anche allarea archeologica portuale, continuava la discussione sul porto di levante, la Regione Lazio, con deliberazioni del dicembre 1989, del febbraio 1990 e dellottobre 1991, affidò alla società olandese Delft Hydraulics lo studio complessivo dellarco costiero fra Capo Circeo e Terracina, compreso il riassetto dei porti di Terracina (levante e Badino). Dette deliberazioni regionali erano state adottate a seguito della deliberazione 20 gennaio 1988, n. 556 (Proposta di un piano di coordinamento dei porti del Lazio), con la quale il Consiglio Regionale aveva accantonato il Piano preliminare di coordinamento dei porti elaborato dal Dipartimento di idraulica, trasporti e strade della facoltà di ingegneria dellUniversità La Sapienza di Roma, consegnato alla Regione il 20 febbraio 1985. Nel febbraio 1994, la Regione trasmise al Comune gli elaborati della Delft Hydraulics concernenti il riassetto dei porti di Terracina. Per quello di levante, la soluzione indicata era interna allantico bacino traianeo. Il Comune non adottò determinazione alcuna.
Il nuovo piano di coordinamento dei porti della Regione redatto dal Dipartimento di idraulica trasporti e strade dellUniversità degli studi La Sapienza di Roma, approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione 22 dicembre 1998, n. 491, non ha previsto soluzione alcuna per lassetto della zona portuale di levante.
Per una nuova ipotesi progettuale relativa alla portualità nel territorio di Terracina, si deve giungere allo studio concernente il sistema di infrastrutture portuali da diporto, effettuato da Modimar srl e Seacon srl (deliberazione del Consiglio Comunale 27 ottobre 2003, n. 114). La ipotesi contemplata in detto studio per il porto di levante prevede la realizzazione di un possente nuovo molo foraneo di sovraflutto, radicato in corrispondenza del piazzale dellalbergo LApprodo. Lattuale molo foraneo gregoriano diverrebbe molo di sottoflutto. Il bacino compreso fra detti due moli costituirebbe il nuovo porto turistico di levante. Già sono state espresse valutazioni negative circa la proposta sopra accennata (si vedano le osservazioni presentate nel dicembre 2003 dalle Associazioni Adriano Olivetti e Città sostenibile). In questa sede importa rilevare che il Consiglio Comunale non ha neanche preso in considerazione la ipotesi di un porto nella spiaggia di levante.
Ho cercato di ripercorrere, sulla base della mia memoria e di alcune carte che conservo, il lungo tragitto della discussione portuale per evidenziare che, salvo nel 1971/1972, per iniziativa del Sindaco, mai è stata presa in esame la ipotesi di violentare la zona di levante della città, come, viceversa è avvenuto con la radicale e devastante trasformazione prospettata dalla Marina Investimenti Circolo Nautico srl, con la istanza di concessione novantennale del demanio marittimo e di mare territoriale, presentata alla Regione, in base al DPR 2 dicembre 1997, n. 509. Ho già esposto il mio pensiero (parte iniziale dellarticolo del 14 agosto scorso) circa la irruzione che detto DPR consente a soggetti privati nelle laboriose vicende di assetto territoriale ed urbanistico di competenza del Consiglio Comunale. Ritengo che al Consiglio non possano essere sottratte competenze territoriali ed urbanistiche che trovano riferimento nelle leggi della Repubblica, soprattutto dopo la modificazione del Titolo V della Costituzione (legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3). Un argomento rilevante come la questione portuale, che investe aspetti territoriali ed urbanistici ed incide sulla forma della città, trasformandone le caratteristiche ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali, non può essere sottratto alle libere determinazioni del Consiglio Comunale. Perciò credo che, in primo luogo, il Comune di Terracina dovrebbe respingere la istanza presentata, ad evitare che, tra laltro, la spiaggia di levante sia destinata ad area fabbricabile per torri, residenze ed altri immobili. Prima che una questione di merito, trattasi della difesa di basilari principi della democrazia e di rispetto delle competenze dei soggetti istituzionali territoriali che costituiscono la nostra Repubblica (articolo 114 della Costituzione).